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Dott. Lorenzo Stephan Cesare Grazioli
ESPERIENZA PROFESSIONALE
Agosto 2015 alla data attuale
Anestesia e Rianimazione
ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo (Italia)
Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica
Direttore programma ECMO
Direttore Scientifico corso ECMO ASST Papa Giovanni XXIII-Bergamo
Gennaio 2014 – Agosto 2015
Anestesista Rianimatore
Glenfield Hospital, Leicester (Regno Unito)
Cardiac Paediatric Anaesthesia and Pediatric Cardiac Intensive Care Locum Consultant
Dicembre 2008 – Gennaio 2014
Anestesista Rianimatore
ASST-Papa Giovanni XXIII, Bergamo (Italia)
Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica pediatrica e adulti
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Specializzazione Anestesia e Rianimazione 70/70
Ospedale San Gerardo
Università Milano Bicocca, Monza (Italia)
Laurea in Medicina e Chirurgia 110/110 e lode
Università Milano Bicocca, Milano (Italia)
Dott. Davide Ghitti
ESPERIENZA PROFESSIONALE
Agosto 2015 alla data attuale
Anestesia e Rianimazione
ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo (Italia)
Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica
Direttore programma ECMO
Direttore Scientifico corso ECMO ASST Papa Giovanni XXIII-Bergamo
Gennaio 2014 – Agosto 2015
Anestesista Rianimatore
Glenfield Hospital, Leicester (Regno Unito)
Cardiac Paediatric Anaesthesia and Pediatric Cardiac Intensive Care Locum Consultant
Dicembre 2008 – Gennaio 2014
Anestesista Rianimatore
ASST-Papa Giovanni XXIII, Bergamo (Italia)
Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica pediatrica e adulti
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Specializzazione Anestesia e Rianimazione 70/70
Ospedale San Gerardo
Università Milano Bicocca, Monza (Italia)
Laurea in Medicina e Chirurgia 110/110 e lode
Università Milano Bicocca, Milano (Italia)
Come funziona l’ECMO?
Il dott. Ghitti ci racconta per filo e per segno i passaggi attraverso il quale funziona la macchina ECMO.
Ghitti: “Il sistema ECMO è composto da cannule inserite nelle vene o nelle arterie del paziente, dai tubi che le collegano ad una pompa che a sua volta aspira il sangue dal paziente e lo spinge dentro ad un ossigenatore (polmone artificiale) che ha al suo interno un riscaldatore per garantire una giusta temperatura del sangue. Dopo essere passato nell’ossigenatore rientra nel paziente per portare l’ossigeno in tutto il corpo. Questo principio è uguale per tutte le età dei pazienti. (foto 5)
Fino ai primi anni del 2000, l’ECMO non era molto utilizzato a causa delle importanti complicanze. Oggi, se dovessi rappresentarlo con un disegno, sarebbe assolutamente un disegno a colori perché le numerose caratteristiche positive (trasportabilità, emergenza, rischio clinico, ricerca, ecc.) che gravitano intorno a questa metodica, lo rendono un valido ed efficace sistema salva vita.
La macchina ECMO ha un hardware tutto dedicato contenente diverse variabili registrate che ne agevolano la gestione. Grazie alla trasportabilità della macchina e alla sua batteria che dura circa 10 ore, è possibile effettuare esami diagnostici quali tc e angiografie spostandosi all’interno dell’ospedale senza problemi.
A Bergamo abbiamo un parco macchine abbastanza ampio: due sistemi di CardioHelp, compatto e trasportabile, e altre sei postazioni trasportabili per ECMO. Abbiamo quindi la possibilità di trattare cinque o sei pazienti in contemporanea”.
Pozzi: “Dove svolgete pratica per l’utilizzo di ECMO?”
Ghitti: “Utilizziamo un reparto per il training dove ogni box rappresenta uno scenario ipotetico dove si studiano tutte le casistiche. Per le simulazioni viene utilizzato del materiale scaduto quindi non più utilizzabile nella pratica clinica quotidiana.
Pozzi: “Come viene inserito un paziente in ECMO?”
Ghitti: “Esistono due fondamentali tipologie di ECMO:
Solitamente nel caso dell’ECMO VA (tipico utilizzo per il supporto cardiaco) le cannule vengono inserite nel paziente attraverso una tecnica percutanea ovvero tramite una puntura attraverso la quale passa un filo guida che fa scivolare le cannule dentro al paziente. (foto 6)
Questa tecnica evita l’apertura chirurgica del torace riducendo di molto l’incidenza di alcune complicanze. Al giorno d’oggi, al posto di aprire il torace con accesso chirurgico si esegue una puntura, si prende il vaso dal quale esce il sangue, si inserisce la guida all’interno dell’ago attraverso la quale viene posizionata la cannula con l’ausilio anche della scopia o dell’eco guidata. Successivamente si collega il circuito alla cannula e si inizia l’extracorporea. Il risultato dei training e questa continua attività di simulazione fa si che in 15 minuti dall’arrivo del paziente in urgenza in terapia intensiva, è in ECMO”.
Pozzi: “Che percorso segue il paziente che arriva in urgenza?”
Ghitti: “Il paziente, che solitamente è in arresto cardiaco, transita dal pronto soccorso solo per l’accettazione e attraverso un ascensore dedicato arriva nella sala chirurgica della terapia intensiva cardiochirurgica dove l’ECMO team è già pronto per iniziare a trattare il paziente con l’impianto ECMO e l’ausilio della scopia e l’ecografia. I materiali necessari all’impianto sono stati codificati e sistemati all’interno della sala chirurgica rispettando la loro sequenza di utilizzo durante l’impianto. Con questa organizzazione è garantita la tracciabilità dei materiali utilizzati per il paziente e soprattutto ha contribuito in modo importante alla riduzione dei tempi necessari all’impianto dell’ECMO”.
Marzia Taiocchi