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Intervista a Claudio Mencacci

depressione
In base a quanto rilevato dai principali organismi internazionali atti a monitorare la nostra salute, in Europa e nel mondo emerge chiaramente come nel prossimo futuro la depressione sarà una…

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copertina libroViaggio nella depressione. Esplorarne i confini per riconoscerla e affrontarla

Nel 2018 il professor Mencacci, insieme alla giornalista e divulgatrice scientifica Paola Scaccabarozzi, ha pubblicato per Franco Angeli un nuovo testo incentrato sulla depressone ed inserito dall’editore nella sua collana dei libri di auto-aiuto (i self-hepl). Un manabile agile e di semplice approccio per prendere un primo contatto con il tema. Dall’inquadramento generale all’impatto della malattia sui piani relazionali, cognitivi, lavorativi ed economici, il volume guida il lettore alla conoscenza di una patologia che, con le parole dello stesso autore, viene definita con la capacità di annientare chi ne è affetto. “È devastante e immateriale: non è una piaga da toccare, non è una malattia fisica tangibile, non è un dolore del corpo. A volte è un “tentativo di vivere”, anzi, di “tirare a campare” che rimane a lungo senza un nome e una connotazione precisa. Non è, insomma, una patologia come tutte le altre. È una malattia della mente e dell’anima che, a cascata, innesca sentimenti di colpa, di inadeguatezza, di incapacità a reagire agli stimoli esterni. Ma superarla è possibile.”

Partendo da questa premessa, il libro si dipana attraverso i diversi momenti di espressione della depressione nell’arco della vita umana, in base agli anni ed al sesso del malato, presentando anche le patologie correlate più comuni con lo scopo dichiarato di permetterne, attraverso la sua conoscenza, una cura.

“Bisogna conoscerla e capirla per affrontarla al meglio” dice ancora l’autore perché si tratta di una “patologia complessa e dalle innumerevoli sfaccettature”. La prevenzione, la diagnosi e la cura rappresentano la seconda parte del volume con suggerimenti sui farmaci, le tecniche di auto-aiuto, la dieta e consigli nonché un gruppo di storie e testimonianze di uomini e donne di diversa età ed estrazione sociale che hanno conosciuto la depressione e sono riusciti a superarla.

Nell’ultima parte del testo, tra gli ‘allegati’, interessante lo scritto della Mozione presentata a fine 2010 al Senato della Repubblica dall’Associazione Onda, con cui il professore collabora, per sensibilizzare sulla malattia.

Chiude la pubblicazione l’elenco dei centri presenti in Italia per la cura della depressione e le Associazioni dei pazienti. Uno strumento pratico per orientarsi.


copertina libroPrimo non rimuginare. Per prevenire la depressione teniamo a bada i nostri pensieri

Tra i sintomi cognitivi della depressione, oltre alla difficoltà nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi, si annovera la ruminazione mentale. Proprio a quest’ultima è dedicato l’omonimo testo “Rimuginio. Teoria e terapia del pensiero ripetitivo”, edito da Raffaello Cortina, a cura degli psicologi e psichiatri Gabriele Caselli, Giovanni Maria Ruggero e Sandra Sassoli. “Il rimuginio è la forma di pensiero negativo e ripetitivo che negli ultimi decenni ha assunto un ruolo fondamentale tra i fattori psicologici identificati come perno della sofferenza emotiva nella maggior parte dei disturbi psicologici” scrivono gli autori “Rimuginare significa preoccuparsi delle cose negative che possono accadere, ma anche riflettere continuamente sui propri errori, su ciò che desideriamo e non abbiamo, sulle ingiustizie subite”. Il testo affronta in maniera puntuale l’analisi di questa attività mentale, dalle possibili cause ingeneranti il comportamento alle misure da attuare per un suo contenimento ed una finale eliminazione. Partendo dalla  premessa per cui “Soprattutto quando i pazienti non riescono a liberarsene o quando viene vissuto come utile o necessario, il rimuginio prolunga e intensifica la sofferenza psichica ed ostacola una naturale regolazione delle emozioni” Caselli, Ruggero e Sassoli si soffermano sulla natura, l’origine e le conseguenze di questo modo di pensare ossessivo per cercare come scardinarne l’assetto e rompere un automatismo che si auto alimenta ai danni del benessere psicofisico del soggetto che lo pone in atto. Di particolare interesse, da questo punto di vista, il passaggio in cui si attua una distinzione tra il carattere involontario dello stimolo che può innescare il rimuginio e il carattere assolutamente volontario insito invece nella scelta da parte di chi attua un pensiero perseverante di iniziare a rimuginare. Il tema, declinato come rimuginio e ruminazione a seconda che l’attenzione del soggetto si focalizzi sul presente, sul futuro o sul passato, viene introdotto attraverso l’analisi dei meccanismi e modelli sottostanti che alimentano la sua comparsa. Si prende in esame così la tesi secondo cui una relazione non soddisfacente con le figure di riferimento in età infantile, quando per esempio il bimbo vive con i genitori esperienze frustranti segnate da assenza, noncuranza o scarsa sicurezza, possa essere terreno fertile per l’insorgenza, da adulto, di uno stile di pensiero ruminante, un modo di pensare che viene iscritto tra quelli adattivi, messi in atto dalla mente con lo scopo di aumentare la sopravvivenza dei neonati e far sviluppare loro un modo per sentirsi più sicuri contro minacce fisiche ed emotive legate al senso di abbandono provato. Nell’adulto il disturbo psichico si manifesta quando questi non riesce a correggere la sua tendenza al rimuginio o cerca di farlo con strategie inefficaci. Dopo aver parlato di pensiero rimuginante legato all’ansia, alla rabbia o ad un desiderio, inteso come dipendenza patologica da sostanze stupefacenti ma anche da rapporti affettivi malati da cui non ci si riesce a staccare, il saggio dedica un intero capitolo alla ruminazione depressiva. La caratteristica connotante il rimuginio depressivo è la focalizzazione sui propri disagi e su di sé con caratteristiche astratte ed analitiche, non predittive.  Questo tipo di rimuginio depressivo è “una strategia di gestione delle difficoltà, principalmente connessa con temi di perdita o fallimento, e si realizza nel costante riesame di situazioni passate”.  Il depresso che rimugina non è interessato al futuro, si ferma al massimo al presente, e continua a tornare implacabilmente ad analizzare il passato cercando qui ragioni e cause di un evento negativo. La domanda regina è quindi “Perché”. Come spiegano chiaramente Caselli, Ruggero e Sassoli, lungi dal trovare soluzioni, questo pensiero prolunga però l’umore depresso, riduce la capacità di risolvere problemi, la motivazione, le prestazioni cognitive e danneggia anche le relazioni personali. Tradotto in termini più semplici: rimuginare stanca il nostro cervello. Per porre un freno a questo comportamento, nell’ultima parte del libro, gli autori suggeriscono una serie di metodi che partono dall’incrementare la consapevolezza del rimuginio, acquisendo coscienza del fatto che si sta attivamente mettendo in campo un comportamento che, altrettanto attivamente, si potrebbe scegliere di non iniziare. Il controllo del rimuginio implica regolare in modo volontario le operazioni mentali, scegliere come usare la propria attenzione e applicare la scelta. La sensazione, leggendo questa sezione del saggio, è di essere di fronte ad un manuale simile a quelli per imparare un nuovo sport. Sono richiesti tempo, perseveranza e fatica, ma i risultati si


copertina libroL’approccio americano alla depressione: l’autoaiuto

Nel 2010 Cortina Editore ha stampato in lingua italiana “Come sconfiggere la depressione. Un percorso di autoaiuto”, il testo dello psicologo e psicoterapeuta Robert L. Leahy titolato originariamente “Beat the blues before they beat you” ovvero “Sconfiggi la depressione prima di esserne sconfitto tu”. Il volume risulta tutt’ora interessante per il suo approccio squisitamente anglosassone, ottimista e molto pratico, che invita il lettore a prendere la vita nelle proprie mani e aiutarsi seguendo le regole metodologiche sviluppate dalla terapia cognitivo-comportamentale.  “Karen (una sua paziente ndr.) ha scoperto di poter essere la terapeuta di sé stessa, una volta acquisiti gli strumenti per farlo” dichiara sintomaticamente l’autore fin dal primo capitolo. Il testo è scritto in prima persona e interpella direttamente e spesso il lettore, coinvolgendolo con domande e test pratici dotati di scale autovalutative, per aiutarlo a prendere consapevolezza del suo stato di salute, del livello di rischio depressione a cui è esposto e quindi mostrando le possibili vie, declinate per diversa forma depressiva, percorribili al fine di uscire dal proprio stato di malessere e conservare poi la riacquista serenità. L’obiettivo dichiarato di questo testo è portare la persona depressa a riprender il controllo della propria vita. Con un approccio molto pragmatico l’autore suddivide il suo lavoro in 9 capitoli con una titolazione “bussola”, ovvero di orientamento per il lettore che facilmente può decidere cosa leggere in base alle sue esigenze. Ecco quindi che vengono enumerate e descritte le principali affermazioni, esemplificate con molti casi di uomini e donne con cui Leahy ha lavorato, in cui una persona depressa può identificarsi. Dal “Va tutto male” al “Sono un perdente” da “Non sopporto di sbagliare” a “Non riesco più a fare niente” o “Non riesco a decidere” lo psicologo analizza uno ad uno i vissuti depressivi collegati all’eccessiva autocritica, l’indecisione, la tendenza a ruminare, il senso di solitudine o la sensazione di essere in una relazione in crisi. Attraverso descrizioni di periodi di depressione realmente vissuti ed affrontati dai suoi pazienti il professor Leahy, direttore dell’American Istitute for Cognitive Therapy di New York nonché presidente onorario della New York City Cognitive Behavioral Therapy Association, mostra come hanno vissuto, attraversato e gestito le crisi altre persone che sono infine riuscite a superare la depressione “con il giusto tipo di trattamento”. Un testo che vuole essere un aiuto e una ottimistica speranza

LE 10 REGOLE DELL’IGIENE DEL SONNO

L’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda) ha pubblicato quelle che chiama le ‘regole d’oro’ dell’igiene del sonno, momento fondamentale della giornata per recuperare forze fisiche e rigenerare il cervello. Aiuto indispensabile per prevenire la depressione.

 

  1. Coricarsi ed alzarsi ad orari regolari
  2. Evitare di dormire troppo a lungo il pomeriggio
  3. Dormire in ambienti ben climatizzati e isolati acusticamente
  4. Andare a letto solo quando si ha sonno
  5. Evitare di leggere o guardare la tv a letto
  6. Non svolgere attività fisica o mentale intensa nelle ore serali
  7. Evitare l’esposizione prolungata la sera a sorgenti luminose (computer/televisione)
  8. Non assumere pasti serali copiosi
  9. Evitare l’assunzione serale di sostanze stimolanti quali the, caffè e nicotina
  10. Moderare il consumo serale di bevande alcoliche