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È uscita quest’anno la seconda edizione aggiornata de ‘La scelta’, il libro di Giuseppe Remuzzi edito da Sperling&Kupfer sul tema del ‘Perché è importante decidere come vorremmo morire’. Un libello agile che affronta in maniera non cattedratica il tema del fine vita ma anche i molti altri temi collegati al nostro sistema sanitario nazionale che spesso sottovalutiamo e che stiamo rischiando di perdere nella rassegnazione generale, tra il silenzio di chi potrebbe metterci mano e il tappeto sonoro di lamentele tanto generiche quanto inefficaci.
Con un eloquio semplice ma non superficiale il professor Remuzzi parla al lettore come ad un amico a cui racconta episodi di cronaca e vissuti personali affidando alle pagine del suo libro riflessioni sul tema della salute, della malattia, del rapporto medico-paziente e appunto della morte.
Convinto che il diritto fatichi molto a normare i temi di famiglia, paziente e medico perché la legge, per sua natura generale e pubblica, è il luogo più inospitale per pennellare le sfumature che fanno le singolarità di ognuno, Remuzzi si richiama alla coscienza dei medici perché riescano a intessere un rapporto non omissivo ma garbato con i loro pazienti, dando al malato tutti gli elementi per capire la propria situazione ma senza togliergli la speranza.
Filo guida delle riflessioni del professor Remuzzi la sua granitica convinzione che ogni uomo abbia diritto di decidere come morire e che i temi di Salute e Benessere della popolazione siano doveri dello Stato.
Nel ribadire che il Sistema Sanitario Nazionale sia la cosa più preziosa che abbiamo Remuzzi non si esime però dal proporne delle migliorie sottolineando per esempio il valore della casa, del luogo da cui il malato proviene e di come questo debba essere riconosciuto e valorizzato all’interno del Sistema Sanitario Nazionale per curare, quando possibile, il paziente a casa propria senza portarlo in ospedale.
Cautela e sensibilità sono quindi le cifre del libro che ci accompagnano attraverso il complicato universo della malattia e di chi la deve, per lavoro o per stato, vivere e attraversare ogni giorno. (F.S.)