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Sanguisughe, ma anche agnelli e cani. Tanti e inaspettati sono i protagonisti, i comprimari e pure le comparse dell’universo evocato nell’ultimo libro del professor Remuzzi ‘Le sanguisughe di Giulietta’ edito da Solferino. Un saggio generoso di episodi e aneddoti con cui, ancora una vota dopo ‘Le monetine di Roosevelt’, il professore ci accompagna per mano alla scoperta della storia della Medicina, sapere a cui ha consacrato la propria vita. Prima come medico, poi come professore ed infine come Direttore dell’istituto Mario Negri.
Organizzato come una sorta di macchina del tempo che si muove incurante della cronologia degli eventi, il testo con naturalezza si sposta avanti ed indietro nella storia cercando le tessere di cui è costituita la trama del progresso scientifico, un percorso per nulla scontato ma anzi, spesso pieno di sorprese e comunque sempre in balia di possibili battute di arresto. Per fortuna mai definitive.
Come nel caso degli altri suoi scritti, il professore riconferma ancora una volta la spiccata dote di divulgatore scientifico che in maniera precisa ma rifuggendo dalla pedanteria riporta fatti, protagonisti e circostanze a cui dobbiamo, spesso senza nemmeno immaginarlo, tanto del nostro benessere presente. (F.S.)
Per chi si stesse domandando l’identità della Giulietta del titolo, Remuzzi allude alla figlia di Alessandro Manzoni ed Enrichetta Blondel che nel 1832 venne portata a Brusù (Brusuglio? ndr)
per essere curata a salassi e sanguisughe da una febbre persistente e di natura ignota. Un episodio la cui rievocazione permette all’autore un excursus sulla storia della convivenza dell’uomo con questo verme che tanto ha insegnato ai medici sulle proprietà del sangue e dell’apparato circolatorio.